Vita

29 settembre san raffaele

Posted in new by raffack on 29 settembre 2012

Ecco una lettera di auguri che mi scrisse mio zio prete, monsignor Serafino Zardoni

Raffaella carissima,

il motivo di questa epistola è semplice: ti ho vista a casa, ma mi sono scordato di farti gli auguri; con la riforma liturgica, i santi Arcangeli,  Michele, Gabriele e Raffaele, sono stati radunati il 29 settembre. Ecco: augurissimi!

E qui sarebbe finito tutto. Ma in compenso, ho riaperto lo splendido libro di Tobia, il libro dell’uomo giusto, provato da Dio e poi premiato; il libro degli sponsali,  della tradizione; ma soprattutto il libro della Provvidenza di Dio mediante l’angelo Raffaele, la medicina di Dio. Se in questi giorni te lo rileggessi e te lo rigustassi lentamente, ne saresti affascinata.

E vi si trova un bel tipo di angelo (in seguito elevato alla dignità di Arcangelo).

Si trova che il buon angelo dice le bugie (5,5); che sa bene la geografia (5,6ss); ripete un sacco di bugie a Tobia (5,13); accetta la diaria e l’ingaggio (5,15), ma tiene fede al nome di Raffaele facendo sfoggio di qualità medico-farmaceutiche (6,4-8); e non teme nemmeno di tenere il moccolo col fare da sensale di matrimoni (6,10-11); e di fronte alla perplessità del promesso sposo (Sara aveva avuto già sette mariti, strozzati dal demonio) dà una medicina sicura anti-demonio (6,17); e ancora, da perfetto atleta, vince in corsa il demonio (da Ecbàtana fino all’Alto Egitto!) e lo incatena (8,3).

Ma è pure un ottimo affarista, e riesce ad avere quanto di denaro spettava alla famiglia di Tobia (9,5), e quindi riporta a casa Tobia junior e mogliettina (11,1-6).

Ma non è ancora finita: da buon medico dà la medicina a Tobia senior che riacquista la vista (11,8ss); e finalmente dice la verità: “E’ bene tenere nascosto il segreto del re, ma è cosa gloriosa rivelare e manifestare le opere di Dio… io sono Raffaele“, “Io ho portato davanti a Dio le vostre opere buone… (12,15-17)”. E’ un discorso bellissimo che prelude il cantico di Tobia in ringraziamento al Signore.

E tutti furono felici, e camparono molti e molti anni, ricchi di virtù e quattrini… “E benedisse il Signore Dio nei secoli dei secoli“.

Amen!

Il resto lo puoi aggiungere tu, ma se Raffaella (senza dire le bugie di Raffaele) divenisse colei che manifesta il segreto di Dio ecco che una vita avrebbe il suo più profondo significato: svelare il grande mistero di Dio agli uomini affinché lo possano benedire. Svelarlo a tutti coloro che si avvicinano, con la parola, o più semplicemente vivendo; naturalmente questo implica la conoscenza di Dio, e quindi lo studio; ma certamente molto di più l’amore di Dio, perché per conoscere veramente occorre amare.

Ma è una vita che vale la pena di vivere. Amen!

Ciao, il sempre tuo

don Serafino

BO. 29 sett. 1982

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Attendendo Natale 3

Posted in Gesù Cristo, new, tempo, verità by raffack on 21 dicembre 2011

Quando ero piccola e studiavo catechismo sapevo che non ci sono indicazioni evangeliche o di tradizione apostolica circa il giorno della nascita di Cristo (anche se oggi non si può più dire in quanto Luca ne indica con sicurezza almeno il mese), che diverse sono le date proposte dai Padri e, si aggiungeva, che la festa del Natale al 25 dicembre è di origine romana e risale alla metà del IV secolo sovrapponendosi alla festa del Sol Invictus, la ricorrenza celebrata da diversi popoli in concomitanza del giorno del solstizio d’inverno, istituita a Roma da Aureliano nel 274 che il 25 dicembre dello stesso anno consacrava il Tempio dedicato al culto del Sole.

Correggiamo qualche dato.

Si cita sempre Dionigi il Piccolo (+556) che avrebbe fissato il Natale il 25 dicembre dell’anno 753 di Roma e si dimentica Ippolito di Roma (martire nel 235) che scrive nel 203 nel Commento a Daniele:

“Il primo avvento di Nostro Signore,  nella carne, quando nacque a Betlemme, avvenne otto giorni prima delle calende di gennaio (25 dicembre), di mercoledì, nel quarantaduesimo anno del regno di Augusto, cinquemilacinquecento anni dopo Adamo”.

Quindi abbiamo in Roma un 25 dicembre anteriore di 70 anni alla festa voluta da Aureliano.

Non solo, è la festa pagana del Sole Invitto ad essere stata posta o, ancor meglio, posposta al 25 dicembre, dato che il solstizio d’inverno – giorno in cui si festeggiava  il Sol Invictus – cade il 21 dicembre e non il 25. Non è escluso che sia stato proprio Aureliano, che fu forte persecutore di cristiani, ad aver cercato di cancellare la data della nascita di Gesù sovrapponendogli una festa pagana dedicata alla luce… che pare sia la stessa cosa che stanno organizzando ai nostri tempi (grazie a Dio, la fantasia della menzogna è limitata!).

Resta il “mercoledì” di Ippolito. Si pensa che sia stato scelto perché coincidente col quarto giorno della creazione. E’ il giorno in cui fu creato il sole (gen 1,16) e Cristo è “il sole che sorge per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra di morte” (Lc 1,78). Ma, chissà?, non mi stupirò troppo se un giorno scopriranno che Gesù è nato proprio di mercoledì. Mercoledì è il giorno che la tradizione dedica a san Giuseppe, che in effetti avrà avuto un bel daffare, quel giorno, per assicurare un luogo adeguato al piccolo Gesù e a Sua madre.

P.S. Sulla data di Ippolito, tralasciando l’anno dalla creazione del mondo (computato secondo le liste dei patriarchi della Genesi), si trovano i 42 anni del “regno” di Augusto: può essere una data preziosa, ma non si sa da dove Ippolito inizi il computo; se fosse dalla venuta a Roma di Ottaviano, dopo la morte di Cesare, per rivendicare i suoi diritti di “figlio” (44 a.c.), il Natale del Signore corrisponderebbe al 2 a.c., con una approssimazione migliore di quella di Dionigi.  (da Appunti di Cristologia di Serafino Zardoni)


vedi Andrea Sartori, Il 25 dicembre: probabilmente la vera nascita di Gesù

Michele Loconsole, Quando è nato Gesù 

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in memoriam

Posted in disegno, new, prosa, tempo by raffack on 20 gennaio 2010

«La Madonna di Santa Maria è stata chiamata anche Madonna della Frasca, con una specificazione di origine ignota, e Madonna delle Grazie, come scrive la Bolla di papa Paolo III, ma Binzago l’ha sempre chiamata la Madonna di Santa Maria, come se Santa Maria fosse il nome del paese dove lei è Signora. Madonna di Santa Maria è il nome della nostra Madonna.

La Madonna è di tutti cristiani, madre del Signore e madre nostra, ma ogni paese ha la sua Madonna: è il desiderio inconscio di volerla iscrivere all’anagrafe del Comune, il desiderio che sia nata qui, parte integrante della nostra comunità.

Per questo ogni immagine deve essere riconoscibile. La nostra ha la Madonna seduta in trono, col Bambino col camicino bordò e, a fianco in ginocchio, una monaca orante. Anche il nome deve essere distinguibile, Madonna della Frasca, non saranno molte nel mondo con questo nome!

L’icona deve potersi trasportare in processione per il paese, perché la Madonna possa vedere e conoscere case e strade, i luoghi della nostra vita; e sappia poi girare per far la spesa, per condurre il bimbo all’asilo. E bisogna che sia un quadro o una statua da lasciarsi illuminare, ornare con fiori, incoronare come una Regina.

Ecco: questa nostra Madonna, cinquant’anni fa, veniva dichiarata ufficialmente Signora e Regina nostra, di noi, delle nostre famiglie, del nostro paese.»

Noterelle di Serafino Zardoni, Binzago, 14 maggio 2001

Ciao zio prete,
tienimi la mano sulla testa.

20 gennaio 2007 – 20 gennaio 2010

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