29 settembre san raffaele
Ecco una lettera di auguri che mi scrisse mio zio prete, monsignor Serafino Zardoni
Raffaella carissima,
il motivo di questa epistola è semplice: ti ho vista a casa, ma mi sono scordato di farti gli auguri; con la riforma liturgica, i santi Arcangeli, Michele, Gabriele e Raffaele, sono stati radunati il 29 settembre. Ecco: augurissimi!
E qui sarebbe finito tutto. Ma in compenso, ho riaperto lo splendido libro di Tobia, il libro dell’uomo giusto, provato da Dio e poi premiato; il libro degli sponsali, della tradizione; ma soprattutto il libro della Provvidenza di Dio mediante l’angelo Raffaele, la medicina di Dio. Se in questi giorni te lo rileggessi e te lo rigustassi lentamente, ne saresti affascinata.
E vi si trova un bel tipo di angelo (in seguito elevato alla dignità di Arcangelo).
Si trova che il buon angelo dice le bugie (5,5); che sa bene la geografia (5,6ss); ripete un sacco di bugie a Tobia (5,13); accetta la diaria e l’ingaggio (5,15), ma tiene fede al nome di Raffaele facendo sfoggio di qualità medico-farmaceutiche (6,4-8); e non teme nemmeno di tenere il moccolo col fare da sensale di matrimoni (6,10-11); e di fronte alla perplessità del promesso sposo (Sara aveva avuto già sette mariti, strozzati dal demonio) dà una medicina sicura anti-demonio (6,17); e ancora, da perfetto atleta, vince in corsa il demonio (da Ecbàtana fino all’Alto Egitto!) e lo incatena (8,3).
Ma è pure un ottimo affarista, e riesce ad avere quanto di denaro spettava alla famiglia di Tobia (9,5), e quindi riporta a casa Tobia junior e mogliettina (11,1-6).
Ma non è ancora finita: da buon medico dà la medicina a Tobia senior che riacquista la vista (11,8ss); e finalmente dice la verità: “E’ bene tenere nascosto il segreto del re, ma è cosa gloriosa rivelare e manifestare le opere di Dio… io sono Raffaele“, “Io ho portato davanti a Dio le vostre opere buone… (12,15-17)”. E’ un discorso bellissimo che prelude il cantico di Tobia in ringraziamento al Signore.
E tutti furono felici, e camparono molti e molti anni, ricchi di virtù e quattrini… “E benedisse il Signore Dio nei secoli dei secoli“.
Amen!
Il resto lo puoi aggiungere tu, ma se Raffaella (senza dire le bugie di Raffaele) divenisse colei che manifesta il segreto di Dio ecco che una vita avrebbe il suo più profondo significato: svelare il grande mistero di Dio agli uomini affinché lo possano benedire. Svelarlo a tutti coloro che si avvicinano, con la parola, o più semplicemente vivendo; naturalmente questo implica la conoscenza di Dio, e quindi lo studio; ma certamente molto di più l’amore di Dio, perché per conoscere veramente occorre amare.
Ma è una vita che vale la pena di vivere. Amen!
Ciao, il sempre tuo
don Serafino
BO. 29 sett. 1982
9 san raffaele
Il tempo entra come fattore necessario del conoscere, entra nella definizione del nostro agire umano, del nostro pensare, perciò del nostro amare. La frase più bella che si sia mai detta su questo è di Gesù: «Nella vostra pazienza possederete la vita, la vostra vita». Potremmo tradurre: possederete l’essere. Il vostro io coinciderà con l’essere, con lo sguardo infinito e con l’amore infinito, il vostro io coinciderà con Dio: Filii Dei estis, figli di Dio siete.
Che cosa misura la nostra pazienza che ci fa possedere questo? Misura l’umile affermazione della Sua esistenza in ogni tempo che passa: a dieci anni, a vent’anni, a trent’anni, a quarant’anni… Quando uno a settanta-ottanta anni muore è semplicemente più capace di affermare questa totalità come il suo Signore, davanti al quale può stare come il Figliol Prodigo tra le braccia del Padre disegnato da Rembrandt.
Luigi Giussani, Conversazione con un gruppo di universitari, Milano, 21 giugno 1996
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