Asia Bibi dalla sua cella: «Scrivete al presidente pachistano»
«… Amico o amica a cui scrivo, non so se questa lettera ti giungerà mai. Ma se accadrà, ricordati che ci sono persone nel mondo che sono perseguitate a causa della loro fede e – se puoi – prega il Signore per noi e scrivi al presidente del Pakistan per chiedergli che mi faccia ritornare dai miei familiari».
Con queste parole Asia Bibi, condannata a morte e detenuta da oltre 1.270 giorni in attesa della sentenza definitiva, conclude la lettera che «Avvenire» ha pubblicato sabato 8 dicembre.
«Avvenire» si fa intermediario della raccolta di lettere: è possibile scrivere all’indirizzo e-mail asiabibi@avvenire.it per aderire all’iniziativa, rivolgendosi, nel testo del messaggio, al presidente del Pakistan, Asif Ali Zardari, sollecitando un intervento a favore di Asia Bibi, inserendo i propri dati anagrafici completi.
DI SEGUITO UNO SCHEMA DI MESSAGGIO, PER CHI VUOLE INCOLLARLO SULLA MAIL
Io sottoscritto NOME COGNOME CITTA’ aderisco all’appello per la liberazione di Asia Bibi.
Chiedo al presidente del Pakistan Asif Ali Zardari di intervenire a suo favore.
I, the undersigned, adhere to the call for the release of Asia Bibi, a young woman sentenced to death in Pakistan with a specious charge of blasphemy and now in jail because of her faith.
I ask the president of Pakistan, Asif Ali Zardari, to act in her favour.
attendendo Natale 4
Alcuni critici hanno osservato che in inverno gli angeli non potevano incontrare in aperta campagna e di notte greggi e pastori. In realtà nell’ebraismo tutto è soggetto alle norme di purità e i giudei distinguono tre tipi di greggi. Il primo, composto da sole pecore dalla lana bianca: considerate pure, possono rientrare, dopo i pascoli, nell’ovile del centro abitato. Un secondo gruppo è, invece, formato da pecore la cui lana è in parte bianca, in parte nera: questi ovini possono entrare a sera nell’ovile, ma il luogo del ricovero deve essere al di fuori del centro abitato. E un terzo gruppo è formato da pecore la cui lana è nera, animali che, ritenuti impuri, non possono entrare né in città né nell’ovile neppure dopo il tramonto, e sono quindi costretti a rimanere all’aperto giorno e notte, inverno e estate.
Questo significherebbe che le pecorelle portate in dono a Gesù erano tutte nere. Comunque, anche l’immagine che Gesù utilizza nel racconto del ritorno del Figlio dell’uomo “Egli separerà tutti i popoli della terra come il pastore separa le pecore dalle capre” (Mt 25), fa riferimento alla divisione serale delle greggi miste, quando le capre, meno provviste di grasso, erano separate dalle pecore per essere portate al riparo; mentre le pecorelle passavano la notte all’aperto vegliate dai pastori.
E, anche il riferimento di Luca ai “turni di guardia” indica che era una lunga e fredda notte invernali (Betlemme è ubicata a 800 metri sul livello del mare).
Michele Loconsole, La storia conferma la nascita di Gesù il 25 dicembre
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Attendendo Natale 3
Quando ero piccola e studiavo catechismo sapevo che non ci sono indicazioni evangeliche o di tradizione apostolica circa il giorno della nascita di Cristo (anche se oggi non si può più dire in quanto Luca ne indica con sicurezza almeno il mese), che diverse sono le date proposte dai Padri e, si aggiungeva, che la festa del Natale al 25 dicembre è di origine romana e risale alla metà del IV secolo sovrapponendosi alla festa del Sol Invictus, la ricorrenza celebrata da diversi popoli in concomitanza del giorno del solstizio d’inverno, istituita a Roma da Aureliano nel 274 che il 25 dicembre dello stesso anno consacrava il Tempio dedicato al culto del Sole.
Correggiamo qualche dato.
Si cita sempre Dionigi il Piccolo (+556) che avrebbe fissato il Natale il 25 dicembre dell’anno 753 di Roma e si dimentica Ippolito di Roma (martire nel 235) che scrive nel 203 nel Commento a Daniele:
“Il primo avvento di Nostro Signore, nella carne, quando nacque a Betlemme, avvenne otto giorni prima delle calende di gennaio (25 dicembre), di mercoledì, nel quarantaduesimo anno del regno di Augusto, cinquemilacinquecento anni dopo Adamo”.
Quindi abbiamo in Roma un 25 dicembre anteriore di 70 anni alla festa voluta da Aureliano.
Non solo, è la festa pagana del Sole Invitto ad essere stata posta o, ancor meglio, posposta al 25 dicembre, dato che il solstizio d’inverno – giorno in cui si festeggiava il Sol Invictus – cade il 21 dicembre e non il 25. Non è escluso che sia stato proprio Aureliano, che fu forte persecutore di cristiani, ad aver cercato di cancellare la data della nascita di Gesù sovrapponendogli una festa pagana dedicata alla luce… che pare sia la stessa cosa che stanno organizzando ai nostri tempi (grazie a Dio, la fantasia della menzogna è limitata!).
Resta il “mercoledì” di Ippolito. Si pensa che sia stato scelto perché coincidente col quarto giorno della creazione. E’ il giorno in cui fu creato il sole (gen 1,16) e Cristo è “il sole che sorge per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra di morte” (Lc 1,78). Ma, chissà?, non mi stupirò troppo se un giorno scopriranno che Gesù è nato proprio di mercoledì. Mercoledì è il giorno che la tradizione dedica a san Giuseppe, che in effetti avrà avuto un bel daffare, quel giorno, per assicurare un luogo adeguato al piccolo Gesù e a Sua madre.
P.S. Sulla data di Ippolito, tralasciando l’anno dalla creazione del mondo (computato secondo le liste dei patriarchi della Genesi), si trovano i 42 anni del “regno” di Augusto: può essere una data preziosa, ma non si sa da dove Ippolito inizi il computo; se fosse dalla venuta a Roma di Ottaviano, dopo la morte di Cesare, per rivendicare i suoi diritti di “figlio” (44 a.c.), il Natale del Signore corrisponderebbe al 2 a.c., con una approssimazione migliore di quella di Dionigi. (da Appunti di Cristologia di Serafino Zardoni)
vedi Andrea Sartori, Il 25 dicembre: probabilmente la vera nascita di Gesù
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Attendendo Natale 2
Il primo giorno della settimana che precede il Natale la liturgia legge la prima pagina del vangelo di Luca. Luca inizia il racconto della nascita di Gesù con l’annuncio a Zaccaria della nascita di Giovanni.
Al tempo di Erode, re della Giudea, c’era un sacerdote chiamato Zaccaria, della classe di Abìa, e aveva in moglie una discendente di Aronne chiamata Elisabetta. Mentre Zaccaria officiava davanti al Signore nel turno della sua classe, secondo l’usanza del servizio sacerdotale, gli toccò in sorte di entrare nel tempio per fare l’offerta dell’incenso.Tutta l’assemblea del popolo pregava fuori nell’ora dell’incenso. Allora gli apparve un angelo del Signore, ritto alla destra dell’altare dell’incenso. Quando lo vide, Zaccaria si turbò e fu preso da timore. Ma l’angelo gli disse: “Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, che chiamerai Giovanni. Avrai gioia ed esultanza e molti si rallegreranno della sua nascita”.
Nel 1947 un pastore palestinese trova una giara semisepolta in una grotta del deserto di Qumran. Gli archeologi di tutto il mondo avviano una campagna di scavi nell’intera zona, rinvenendo 11 grotte con numerosi vasi e migliaia di manoscritti, arrotolati e ben conservati.
Tra questi documenti c’è il Libro dei Giubilei – un testo del II secolo a.C. – che riporta le date in cui le classi sacerdotali di Israele officiavano al Tempio di Gerusalemme, ciclicamente da sabato a sabato, sempre nello stesso periodo dell’anno.
Così, dopo due millenni, sappiamo che la classe di Abìa, l’ottava delle ventiquattro che ruotavano all’officiatura del Tempio, entrava nel Tempio nella settimana compresa tra il 23 e il 30 settembre.
La notizia si è rivelata una bomba per gli studiosi del cristianesimo antico. Infatti, se Zaccaria è entrato nel Tempio il 23 settembre, giorno in cui secondo il vangelo di Luca ha ricevuto l’annuncio dell’Arcangelo Gabriele, che gli ha comunicato – nonostante la sua vecchia età e la sterilità della moglie Elisabetta – che avrebbe avuto un figlio, vuol dire che il Precursore del Signore potrebbe essere nato intorno al 24 giugno, che è il giorno in cui la Chiesa commemora, già dal I secolo, la nascita di Giovanni.
E si conferma il 25 marzo come giorno dell’Annunciazione, sempre di Gabriele, a Maria. Luca, infatti, inizia il racconto indicando un tempo preciso.
Nel sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria.
Di conseguenza Gesù è sicuramente nato attorno al 25 dicembre.
Le ricorrenze liturgiche dei concepimenti e dei giorni di nascita, sia di Giovanni che di Gesù, sono quindi compatibili con la scoperta dei manoscritti di Qumran avvenuta sessant’anni fa. Peccato solo che a noi, gente comune, nessuno ha avuto la bontà di raccontare questa coincidenza.
Ma cosa sarebbe accaduto se avessero scoperto che il sacerdote Zaccaria fosse entrato nel Tempio nel mese di marzo o di luglio? E’ facilmente immaginabile con quanta maggiore forza si sarebbe diffusa in tutto il mondo la notizia che la Chiesa si è inventata tutto, compresa la data di nascita del suo fondatore.
La storia conferma la nascita di Gesù il 25 dicembre di Michele Loconsole
Antonio Ammassari, Alle origini del calendario natalizio, in Euntes Docete, 45, 1992, pp 11-16
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Attendendo Natale 1
E’ oggi enormemente diffusa tra i cristiani, laici e preti, la convinzione che il 25 dicembre sia una data convenzionale scelta per svariati motivi.
Però nel 2001 il cardinal Ratzinger ha scritto: “le vecchie ipotesi, secondo cui il 25 dicembre era stato scelto a Roma in polemica con il culto mitraico o anche come risposta cristiana al culto del sole invitto, che era stato promosso dagli imperatori romani nel corso del terzo secolo come tentativo di stabilire una nuova religione di stato, oggi non paiono più sostenibili”.
In questi giorni voglio raccogliere in rete i dati che minano queste vecchie ipotesi, che, diffuse ad arte, nel giro di un secolo hanno reso ancora più fragile il nostro rapporto con la fede dei nostri padri.
J.Ratzinger, Introduzione allo spirito della liturgia, Ed. San Paolo, Cinisello B. 2001, p 104. Citato da Mi-CHA-EL
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