aspettando Capodanno
«Noi sappiamo nella nostra fede che Dio solo assunse la nostra natura, e nessun altro, ed è Cristo solo che abita in noi, ci guida, ci governa in questa vita e ci conduce alla sua felicità.
E così egli farà fino a che ci sarà sulla terra un’anima che deve giungere al cielo, e a tal punto che se non ci fosse nessun’anima sulla terra tranne una, egli starebbe con quella sola fino a che non l’avesse condotta nella sua felicità.
Solo per noi Egli è qui. E nel momento in cui io mi estraneo da lui a causa del peccato, della disperazione o dell’inerzia, io lascio che il mio Signore se ne stia solo, in quanto lui abita in me.
E così facciamo tutti noi, che siamo peccatori; ma anche se noi ci comportiamo così molto spesso, la sua bontà non gli consente mai di lasciarci soli, ed egli continua a dimorare in noi e con tenerezza ci scusa, e ci mantiene costantemente liberi dal biasimo davanti ai suoi occhi.»
Giuliana di Norwich Libro delle Rivelazioni, capitolo 80
poeta2
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Di fronte a
questo oggetto di conoscenza,
gli occhi del poeta
si incendiano
di curiosità,
di simpatia,
di approvazione, perché nel fenomeno
vede qualcosa che garberebbe avere anche a lui,
mentre essendo
piccolo poeta quindicenne
non l’ha ancora così.
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Luigi Giussani, Si può (veramente) vivere così?
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poeta1
Il contenuto
dell’esperienza
è la realtà.
Un uomo è innamorato
della tal ragazza: questo è un fatto,
è un fenomeno.
Il poeta va in giro con le mani in tasca
e giunge a questo fatto.
Questo fatto entra sotto il giro d’orizzonte dei suoi occhi,
cioè entra dentro l’ambito del suo conoscere.
Siccome è un fenomeno reale, diventa oggetto di conoscenza.
Questo è l’inizio del fenomeno, ma non è tutto.
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Luigi Giussani, Si può (veramente?!) vivere così?
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pond
Tutto ciò che esiste si riflette nella conca apparentemente piccola, ma così intensamente luminosa da essere tendenzialmente infinita, della nostra coscienza presente.
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Luigi Giussani, Si può (veramente?!) vivere così?
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giacobbe2
che della sua chiara sostanza impregna la realtà
e la trasforma –
anche se non la libera mai dal battito del tempo umano.
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Ma quando questa realtà, con tutto il suo peso,
si piega su di me, e mi piomba addosso
allora si riempie di pensiero e scende su quel fondo dell’uomo
su cui cammino di rado, che invero non conosco,
(pur sapendo che oltre quello non posso scompormi perché la visione e l’Oggetto totale hanno quell’abisso.)
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Di rado ne discuto ma sempre ne traggo conclusioni
Sul peso specifico del mondo e sulla mia stessa profondità.
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Karol Wojtyla, Il sapore del pane, PENSIERO – STRANO SPAZIO
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