Avvocata nostra

Si sa, gli avvocati possono visitare i loro assistiti ogni volta che lo desiderano, per questo Maria si preoccupò di avere il titolo studiando giorno e notte appena il Figlio diventò grande.
Da allora – come fa a trovare il tempo? – gli angeli continuamente le devono aprire la porta del parlatorio – “Ma che Purgatorio è se ogni giorno si può vedere la Piena di Gioia?!” – e lei così giovane ed eterna si siede al tavolo come una praticante da nulla. Il penitente di ogni età Paese e religione la prega: “Non per me, per mio figlio”,
“Conforta mia moglie”,
“Aiuta la mia azienda”,
“Fa che il mio Paese ritorni a Tuo Figlio”.
Lei tace e quando solleva gli occhi il suo povero assistito vi trova un mare di speranza.
Carica delle pratiche (grazie a Dio, il suo geloso assistente, l’arcangelo Gabriele, gliene porta più della metà altrimenti dovrebbe procurarsi un carrellino) la Madre di Misericordia attraversa i lunghi corridoi per raggiungere l’aula del tribunale.
Questo è il momento in cui la Vergine Purissima ha bisogno di noi – come ha detto a Lourdes e a Fatima -: le servono le preghiere dell’Esercito Militante a favore della Chiesa Paziente. Un esercito scalcagnato ma potente: in Cielo, infatti, ci riconoscono molte attenuanti e ogni minuscolo gesto buono viene supervalutato – grazie al nostro angelo custode, al nostro Santo Patrono e ai nostri cari già beati.
Così, le nostre piccole frettolose Ave Maria recitate dalla festa dell’Immacolata alla vigilia di Natale pesano come oro nelle mani della giovane avvocata.

Ave o Maria, Ave o Maria, Ave o Maria, il coro sommesso accompagna la tenace avvocata che non riesce a nascondere l’inizio di un sorriso mentre si avvicina alla Corte. Gli occhi sono abbassati eppure vivissimi, socchiude appena la bocca mentre il giovane angelo e il grande santo, osservato un istante il Giudice, iniziano a redigere i verbali di scarcerazione.
A frotte, confusi felici, i nuovi beati si accalcano alla porta, qualche angelo sistema gli affetti imperfetti e deterge le colpe che l’amnistia non ha dato tempo di riparare ed eccoli finalmente giunti alla Festa che in Paradiso e in terra ricorda il Natale del Signore, il giorno in cui è stata colmata la distanza tra Dio e l’uomo. Il primo saluto dei beati è per la giovanissima avvocata che stringe al cuore suo Figlio: chi direbbe al vederla così giovane che è laureata e madre di quel bel Piccino? Maria offre il Bambino ai primi grandi Santi e ai nuovi altrettanto grandi Santi, ai Dottori ai Profeti alle Badesse agli Eremiti e ai Pellegrini e il piccolo Gesù viene coperto di baci dal capo riccioluto ai grassocci piedini.
Intanto i nuovi beati guidati dai loro angeli custodi ritrovano i loro cari e così nascono nuove feste nella Festa. C’è un parlar continuo di chi interroga i pastori su cosa videro e cosa fecero e chi vuole sapere da Luca come seppe di Maria e uno scoppiar di canti e di risa tra gli angeli unito al belar delle pecorelle: veramente la festa di Natale in Paradiso è straordinariamente simile alla festa di Natale che si vive in terra.
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